ARTICOLOL'autore di questo pezzo sostiene una tesi interessante, che forse non avevo mai considerato. Sposta l'accento del problema obesità dalla responsabilità dell'individuo alla responsabilità della società. Il suo punto di vista si può riassumere come segue: viviamo in una società che ci incoraggia continuamente e in vari modi a mettere peso, e che con grande solerzia ci mette alla gogna là dove ciò accade. E se penso al mio passato e alla mia vita sociale... beh, la sua tesi non mi appare così peregrina. Quando decisi che dovevo sistemare la mia forma fisica, la prima cosa su cui dovetti intervenire furono le mie abitudini sociali. Basta nottate con gli amici a base di snack e alcolici. Quando ci si ritrovava tra amici o si usciva, cominciai a bere acqua o a non bere affatto; cominciai a non mangiare insieme agli altri, ricevendo pesanti critiche per questo. E se non erano critiche, era un clima piuttosto sgradevole. Mi sentii per certi versi emarginato; talvolta, mi parve di avvertire un sentimento molto aspro e negativo nei miei confronti. Per non parlare delle continue discussioni a casa con i miei. Perché non mangi la pasta con noi (domanda che implica tacitamente "tutti i giorni" o perfino "ad ogni pasto")? Perché non mangi questa roba X piena di grassi? Oggi è festa, una volta tanto non ti farà male, etc etc. In certi momenti mi è quasi parso di essere diventato un problema! E solo perché avevo iniziato a pensare con la mia testa e a fregarmene di ciò che è consuetudine o convenzione sociale...